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LUINO - “IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME E LA LEGGE MORALE DENTRO DI ME”

 

“Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Questa frase del filosofo Kant è stata il comandamento che ha guidato la vita di Calogero Marrone, capo dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Varese, arrestato il 7 gennaio 1944 in seguito a una delazione e morto di stenti a Dachau il 15 febbraio 1945. Franco Giannantoni e Ibio Paolucci ripercorsero le tappe che lo portarono a quella tragica fine per aver aiutato ebrei e antifascisti durante gli anni dell’occupazione tedesca nell’omonimo libro del 2002 che ricostruisce fedelmente anche la Varese di quei tempi. Da quel testo furono scelti alcuni passaggi significativi della vicenda di Marrone e tradotti in forma drammaturgica da Stefano Moreni, con il contributo di Paola Lotti, figlia di una delle persone salvate dal funzionario. Lo scorso anno lo spettacolo “Un eroe dimenticato” debuttò a Varese in occasione della Giornata della Memoria, a cura dell’ANPI provinciale e aprì la stagione teatrale comunale di Besozzo, a cura della Compagnia Duse diretta da Silvia Sartorio. Quest’anno, per la medesima ricorrenza, il Comune di Luino, in collaborazione con la locale sezione dell’ANPI, ha voluto offrire agli studenti delle scuole superiori di II grado un momento riflessione riproponendo la pièce teatrale che ricorda la figura di quel figlio del Sud insignito nel 2012 del titolo “Giusto tra le Nazioni” dallo Stato di Israele. E sabato mattina c’erano tutti: Silvia Sartorio, gli attori e gli allievi del teatro Duse, lo stesso Stefano Moreni, nei panni del parroco, per raccontare con un ritmo serrato e coinvolgente, alcuni momenti della vita di Marrone. Un flash back partito dal presente, nel clima goliardico di un gruppo di studenti alle prese con una ricerca scolastica e gli inevitabili sfottò tra il secchione del gruppo e i compagni, fino alla progressiva immersione in un girone da inferno dantesco, nel quale lo spettatore è sceso a poco a poco fino al tragico epilogo. In rapida sequenza sono stati rappresentati momenti di vita familiare e di lavoro, di rapporti con i superiori e con coloro che il funzionario siciliano cercava di aiutare fornendo documenti falsi per fuggire in Svizzera. Ma, come Gesù, anche Calogero Marrone viene tradito e comincia così il suo calvario, che cerca di nascondere alla famiglia scrivendo lettere piene di speranza e traboccanti di affetto. “Sono alla quarta stazione della via crucis… il mio pensiero è costante in voi, unica mia preoccupazione… solo voi sorreggete il mio spirito… Sappiate che ho bisogno delle vostre parole… Scrivetemi! Coraggio e fortezza d’animo… Vorrei due parole da ciascuno di voi… Infiniti abbracci e ardenti baci”. Quest’anima immacolata ha un solo momento di ribellione, di fronte ai suoi persecutori, poco prima dell’arresto: “Io non credo alle favole! Tutto sparisce, ma le azioni morali che compiamo nella nostra vita restano. Le azioni morali ci guidano sempre, come le stelle su nel cielo o forse no, poiché anche le stelle muoiono, ma le nostre azioni non muoiono mai. Noi siamo prima di tutto libertà di decidere e chi come voi si oppone a questa libertà, ha sempre fatto una brutta fine…” La regia agile ed essenziale di Silvia Sartorio, ma nello stesso tempo sensibile e attenta alle sfumature, ancora una volta ha colto nel segno: mai come in questa occasione l’assoluto silenzio aleggiava in teatro, rotto soltanto da spontanei applausi che scrosciavano tra un episodio e l’altro, da parte dei giovani spettatori, coinvolti dalla naturalezza degli attori e dalla sincerità della loro voce, tale da far dimenticare di trovarsi di fronte ad una messa in scena; tanti occhi umidi che forse in quel momento si erano immedesimati nelle anime care dei tanti uomini, donne e bambini per quali Calogero Marrone ha donato la vita.

Marina Perozzi

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